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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Approfittare di tutto


È mattina presto. Sono in treno, un viaggio deciso ieri sera, all’improvviso. Mi sento assonnato, e penso che devo scrivere il mio post, va fatto. Le azioni che ripetiamo ci tengono insieme, costruiscono una parvenza di continuità. Se sono originate dal livello dei molti io, continuano un’esistenza meccanica; se vengono da parti più alte, contribuiscono a creare e mantenere qualcosa di superiore.


È vero che nessuna condizione esterna può impedirmi di essere presente, posso creare e sostenere lo stato anche in una cella buia. È simultaneamente vera la mia fragilità, il mio essere fatto di reazioni a stimoli, ed è quindi parte del bagaglio dell’uomo astuto cui parlava Gurdjieff il sottoporsi a quanti più stimoli possibile. Viaggiare mi farà bene, creerà molte opportunità per lo stato di Presenza.


Se una persona si vuole svegliare davvero, occorre che si renda conto di essere come un naufrago in un mare in tempesta. Occorre aggrapparsi a qualsiasi appiglio, approfittare di tutto. Ogni momento di bellezza, ogni difficoltà, ogni evento positivo o negativo, la mancanza di eventi, persone accanto a me gradevoli o sgradevoli, abbondanza o mancanza di denaro, di salute, di tempo, di serenità. Nel peggiore dei deserti, un fiorellino da ammirare c’è. Occorre fare di ogni cosa una leva per innalzare lo stato; qualsiasi obiezione a questo atteggiamento è sonno.


Non c’è tempo. Ogni momento non speso nel tentativo di svegliarsi ci spinge più profondamente nel sonno, rendendo più difficile la nostra situazione. Le opportunità che abbiamo ora non si ripresenteranno, anche se questa è una delle illusioni più frequenti. Vivere il momento significa non negarlo, non discuterlo, non sprecarlo, ma usarlo.

Non desiderare sia diverso. È questo, il sonno.


Tanto tempo fa il mio maestro disse che se stiamo annegando e ci viene lanciato un salvagente, non ci metteremo a discutere se questo sia rotondo o quadrato, e su quale forma sarebbe migliore di quella che ci viene data. Ci aggrapperemmo e basta. Ho letto in un recente post di Giacomo che occorre un po’ di presenza per creare presenza. Si comincia col rendersi conto della propria ostinata volontà di rimanere nel sonno, di discutere la forma del salvagente, di smettere di nuotare perché tanto c’è tempo, di prendersela col mare e con le onde e con la propria sfortuna invece di provare a salvarsi. Già vedere quanto è forte il nostro desiderio di rimanere addormentati è un passo - sgradevole, necessario - nella direzione del risveglio.

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