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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

che cos'è un uomo conscio

La quarta via - come del resto le altre tre - può essere definita come il tentativo di diventare un uomo - o una donna - consapevole.

I primi passi consistono nel rendersi conto che in realtà non si possiedono tre caratteristiche che sono invece comunemente attribuite agli uomini:

coscienza,

unità

e volontà.

Abbiamo dedicato innumerevoli post rimarcando la mancanza di queste abilità nell’uomo ordinario, la necessità di rendersi conto di essa e di ammetterla a se stessi per poter cominciare qualsiasi lavoro. Siamo molto più fragili di quello che pensiamo; ma soltanto una seria osservazione di sé può farci verificare questo fatto.

Diversi commenti recenti mi spingono adesso a tentare una definizione di cos’è invece una persona cosciente.

La questione si può affrontare da diversi punti di vista. Uno di questi è cercare di immaginare cosa significhi avere consapevolezza, unità e volontà.

Consapevolezza significa ricordare se stesso. Ne abbiamo parlato tante volte. Essere presenti a ciò che ci circonda. Avere un senso prolungato di ‘io sono qui’. Ricordare di essere nella scena, non esserne identificato. Chi non ha familiarità col concetto può ricercarlo nei post precedenti. Sembra facilissimo - finché non si prova.

Unità significa che non si è sotto la legge dei tanti ‘io’. Ogni tre secondi un nuovo pensiero si sostituisce a un altro, seguendo associazioni inconsapevoli. Lo stesso meccanismo avviene anche in un uomo consapevole - ma egli non è identificato con questi ‘io’. Li lascia scorrere prendendoli per quello che sono, senza dar loro peso, senza ‘credere’ ad essi. Non sono gli ‘io’ a comandare le sue azioni, ma una funzione superiore ad essi. Significa che in lui si è creato qualcosa di permanente, un ‘Padrone’ che può comandare gli ‘io’ e le funzioni. Può muoversi secondo la propria intenzione, pensare o provare emozioni secondo la propria intenzione. È capace di emozioni positive - cioè emozioni che non cambiano quando cambiano le circostanze.

L’uomo consapevole può, secondo la definizione di Gurdjieff, ‘fare’. Ha volontà. La sua volontà non cambia. Persegue fino in fondo.

Questa qualità permanente che è ‘accesa’ in un uomo conscio sono i centri superiori. Il terzo occhio, l’anima, il testimone, la facoltà sovrana. Diverse tradizioni, diversi nomi.

I centri superiori possono apparire sporadicamente in chiunque - come ho già avuto modo di scrivere, basterà ricordare un incidente stradale che abbiamo avuto, o momenti speciali di grande bellezza della nostra infanzia che ricordiamo vividamente: i nostri centri superiori erano senz’altro presenti. Ci sono nella nostra vita più momenti di presenza dei centri superiori - in altre parole, di ricordo di sé - di quanto ci rendiamo conto. Ma in un uomo conscio possiedono un carattere di permanenza. Sono, per usare ancora un’espressione di Gurdjieff, ‘cristallizzati’, ovvero hanno formato un ulteriore corpo all’interno del corpo fisico. Questo ulteriore corpo, una volta cristallizzato, non può più essere perduto e sopravviverà alla morte di quello fisico.

In realtà i corpi sono più d’uno, e per menzionarli dobbiamo citare ancora una volta i famosi Idrogeni: il centro emozionale superiore è composto da idrogeno 12, e quello intellettuale superiore da idrogeno 6. Quando l’organismo si è saturato di un certo idrogeno (ne deve entrare una grande quantità, per un tempo molto prolungato, e non deve essere perso e sprecato in manifestazioni quali le emozioni negative) si dice che cristallizza - diviene permanente.

Il corpo superiore comanda quelli inferiori.

C’è poi la definizione di consapevolezza secondo numeri. Secondo questa divisione gli uomini numero uno, due e tre sono inconsapevoli. Hanno il centro di gravità - diciamo la parte che svolge il ruolo di comandante, quella che prende le decisioni e percepisce il mondo - in una delle funzioni. Centro istintivo-motorio nel caso dell’uomo n. 1, emozionale per il 2, intellettuale per il 3.

Chi incontra una scuola diviene, dopo anni di lavoro serio, un uomo numero 4. Il centro di gravità dell’uomo n. 4 è artificiale: è il lavoro su di sé, lo scopo. Si comincia con l’osservazione, si equilibrano le funzioni, si lavora su ottenere stati alti e su non cadere troppo in basso quando questi vengono a mancare. È un lavoro molto lungo, e senza garanzie. Riconoscendo di non avere volontà, l’uomo n. 4 si sottomette alla volontà di un maestro. Si può essere n. 4 soltanto nell’ambito di un lavoro di scuola.

5, 6 e 7 sono uomini consapevoli. Hanno cominciato a guadagnare qualcosa di permanente. Ricordare se stessi, trasformare le emozioni negative, accumulare e cristallizzare idrogeni superiori. Più si sale coi numeri più questa conquista è intensa e permanente.

Ma questi, finché non li tocchiamo con mano, sono solo numeri. Preferisco non soffermarmi troppo su questo aspetto, che rischia di portare in immaginazione.

Diversi uomini consci - anche se non tutti - hanno fondato scuole.

Perché si possa parlare di scuola è necessaria la presenza di una guida consapevole, qualcuno che sia già evaso e sia quindi in condizione di insegnare ad altri come evadere. In mancanza di un maestro conscio, con tutte le buone intenzioni si può parlare di laboratorio, esperimento, ricerca, ma non di scuola.

Una scuola ha quindi un maestro conscio, e diversi livelli di studenti. Ognuno, per salire, deve mettere qualcun altro al suo posto, per utilizzare un concetto citato da Gurdjieff, quello di ‘risalire la scala’. Si può pensare a un cerchio più interno di studenti n. 4 che studiano per diventare 5, e a uno più esterno di 1, 2 e 3 che cercano di diventare 4.

Una scuola è destinata ad assolvere a diversi compiti. Uno di questi è generare un certo numero di uomini consci, compreso il maestro. La scuola è esercizio per il maestro così come per gli studenti. Il maestro, per salire, deve mettere studenti nei gradini della sua ‘scala’. Una scuola è un movimento collettivo verso l’alto - l’unico possibile.

Se alla morte del maestro ci sono nella scuola altri uomini consci, la scuola può continuare. In caso contrario degenera e diventa qualcos’altro - un movimento di pensiero senza consapevolezza, finché non si esaurisce e muore. L’influenza C - conscia - si trasforma in influenza B. La scuola decade in laboratorio, esperimento, oppure lettera morta, conservazione e ripetizione vuota dei precetti del maestro originale, senza più lo stato. A volte poi la grande energia di un maestro conscio si ‘ravviva’ e genera più scuole nel corso del tempo, ogniqualvolta un nuovo essere conscio utilizza e riprende quella tradizione. Pensiamo a Cristo, e alla scuola costituita da lui e i suoi discepoli. In seguito, oltre a numerosi periodi bui e senza consapevolezza, ci sono stati molti momenti in cui il cristianesimo è stato di nuovo veicolo di consapevolezza. Dai primi cristiani, ai costruttori di chiese romaniche, poi a quelli di cattedrali gotiche, ai padri della Filokalia della chiesa orientale - in tutti questi movimenti si riconosce la traccia della presenza.

Spesso le ‘tradizioni’ riescono a tramandare simboli anche se coloro che li tramandano ne hanno perso la consapevolezza e non li comprendono più. Qualcuno, in seguito, grazie alla presenza, potrà riconoscere questi simboli e ravvivarli.

La consapevolezza è esistita fin dalla preistoria dell’uomo, ma non tutti gli uomini consci hanno lasciato tracce. Possiamo trovare quelle dei maestri, dei pensatori che hanno scritto qualcosa, degli artisti che hanno lasciato opere.

Un pittore conscio come Rembrandt ha dipinto utilizzando idrogeni 12 e 6. Questi idrogeni compenetrano il quadro, e noi possiamo attingere ad essi guardandolo in un museo. I centri superiori di Rembrandt parlano ai nostri centri superiori anche a distanza di secoli. In questo modo ne riceviamo un insegnamento conscio - anche se, nella maggior parte dei casi, dobbiamo parlare di influenza B, non C - dato che questa influenza conscia viene diluita, mescolandosi nella corrente della vita. Dipende anche dal fatto se, guardando, siamo presenti o meno. Più siamo presenti, più prendiamo. Se non siamo presenti, può anche darsi che qualcosa penetri e noi riceviamo una sorta di attrazione o fascinazione, ma che non abbiamo idea di cosa esattamente sia.

Studiare le opere e la vita di un uomo che ci è stato indicato come conscio è estremamente interessante. Si riesce ad avere un barlume di cosa possa significare vivere la propria vita attraverso i centri superiori. Possiamo cominciare a vedere l’enorme forza contraria, le difficoltà e le tragedie che, trasformate attraverso sforzi incessanti, hanno permesso a questa persona di accedere agli stati più alti possibili per un essere umano. Le opere, poi, ci fanno assistere alla maturazione e alla crescita del suo essere. Spesso la piena coscienza si manifesta in tarda età, l’energia più alta in prossimità della morte.

La teoria ci dice che un uomo conscio sopravvive alla morte del suo corpo fisico. Questo apre alla possibilità che i nostri centri superiori possano avere qualche forma di contatto con esseri consci che non sono più viventi. Inutile dire che questa possibilità teorica si presta alle forme più estreme di immaginazione - diciamo che il giorno in cui avremo lunghi periodi di coscienza dai nostri centri superiori potremo verificare se questa teoria è vera o no.

Senza occuparci ora di come questo avvenga - attraverso scuole, per influenza diretta, o mediante opere - ci sono ‘catene’ di uomini consci che hanno contribuito a svegliare altri uomini consci. Virgilio e Dante, Hafez e Goethe, per citare due tra molti possibili esempi. Socrate e Cristo sono responsabili per l’evoluzione di molti esseri consapevoli venuti dopo di loro.

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