top of page

Il tempio e l’uomo

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 31 gen
  • Tempo di lettura: 4 min

In Cina, Giappone, India, Sud Est asiatico, Tibet, Europa, America centrale, Egitto, Grecia, Turchia, Iran, Medio Oriente, nel corso dei millenni gli uomini hanno eretto templi grandiosi, che spesso sono l’unica testimonianza rimasta della raffinatezza e profondità dei popoli che li hanno prodotti.


Più viaggio, più mi convinco che la struttura fondamentale e profonda di un tempio sia la stessa, indipendentemente da quale religione o cultura l’abbia prodotta.


All’origine delle grandi religioni ci sono state scuole. Una scuola è legata necessariamente alla presenza di una guida consapevole, ma può continuare in forma, diciamo così, attenuata, di religione, per molti secoli dopo la morte della guida consapevole e in assenza di una nuova guida che mantenga accesa la fiamma - dopo che la luce della consapevolezza si è spenta, anche se l’influenza del maestro è ancora viva nella memoria degli studenti.


Uno degli scopi di tali templi, mi sembra, è quello di facilitare le condizioni per innalzare lo stato in chi li visita. Gurdjieff, riferendosi alle cattedrali gotiche che amava visitare coi suoi studenti, disse che erano state costruite “Per innalzare le vibrazioni delle masse.”

Un tempio è un simbolo. Le immagini raffigurate, la sua forma e proporzioni, gli elementi che lo costituiscono, sono fatti per penetrare in noi: che lo sappiamo o meno.


Spesso sono adornati di statue o pitture che rappresentano i miti fondamentali di quella religione: pensiamo ai più familiari di questi, le chiese cristiane. Vediamo storie dell’Antico e Nuovo Testamento, accessibili a chiunque possa vedere, che sappia leggere o meno. A volte erano proprio le corporazioni di architetti, scultori e pittori a rappresentare una scuola, magari all’insaputa dei committenti.


Il tempio non è tuttavia un simbolo da contemplare, ma da attraversare e abitare. Si può percorrere il suo interno e, in moltissimi casi, è prescritto che lo si debba percorrere in una certa direzione, scandendo certe preghiere o cantando certi inni. È un simbolo/esperienza.

Ricordo di aver visto in Sardegna un semplice antico “labirinto” composto semplicemente di basse mura che formavano tre cerchi concentrici.


Una forma molto elementare. In mancanza di informazioni scritte, si può pensare di questa struttura qualsiasi cosa si voglia. Visitandolo, ho però notato che gli accessi a ognuno dei cerchi erano disposti nel modo più “scomodo”, per entrare nel centro una persona doveva muoversi a zigzag in questo labirinto. Per un istante, ho visto: ho avuto la nettissima impressione di persone che lo percorrevano in modo prescritto, cantando o scandendo certe parole prescritte, per ricreare un’esperienza, uno stato.


È così nelle ‘caverne’ buddiste, dove la forma allungata della caverna, con la statua del Buddha al termine, è contornata da un colonnato a forma di ferro di cavallo allungato, che si percorre cantando un certo inno; è così nelle chiese cristiane, dove si percorrono ritualmente le tappe della passione di Cristo.


Non è raro, in una chiesa cristiana, di avere un labirinto disegnato nel pavimento. E non è raro che ci sia qualche strumento per misurare la luce solare e individuare quale giorno dell’anno è, attraverso dei segni misuratori nel pavimento, come ad esempio nel Duomo di Monreale, in Sicilia.


Tutti i templi di tutte le religioni sono orientati in modo prescritto, e hanno una struttura prescritta. Non sono come le case dei regnanti delle stesse epoche, dove l’architetto poteva sbizzarrirsi: rispondono a regole estremamente precise, e sorprendentemente simili attraverso le tradizioni. L’orientamento, tra altre caratteristiche, è uno dei segni che indicano una grande sensibilità verso l’osservazione delle stelle e del Cosmo. Non mi dilungo su questo aspetto che potrebbe prendere molte pagine, ma è evidente che un tempio rappresenta il ricreare sulla terra il perfetto Ordine Cosmico.


Non è raro vedere torri, obelischi, vette che sono ‘antenne’ per captare e congiungersi al superiore, sempre individuato nella regione del cielo. Mi viene in mente il nuraghe sardo, che è un grembo, un luogo di gestazione quando ci si trova al suo interno e un fallo eretto verso il cielo, all’esterno.


In tutti i templi possiamo vedere tre zone: una esterna al tempio, dove chiunque può andare e venire. Un cortile, una piazza. Una zona interna, grande, dove di nuovo, tutti possono andare e venire, ma stavolta a certe condizioni: che si siano purificati, vestendo in un certo modo, facendo abluzioni come nell’Islam, il segno della croce in ambito cristiano.


Attraversando la porta del tempio si scorge sempre qualcosa che ricorda di purificarsi nel momento dell’ingresso: Spesso si tratta di figure guerriere o spaventose, come la coppia di cani-leoni in Cina, o Guerrieri Hindu o giapponesi, o la porta stessa dei templi Maya, che appare come la bocca di un mostro gigantesco. In Egitto, spesso nella porta vi è la figura simbolica del Faraone che uccide centinaia o migliaia di soldati nemici. Sono tutte figure del Maggiordomo, che permette di entrare a patto che ci si sia purificati da certi io.

Vi è poi una parte interna e riservata a pochi, dove solitamente c’è l’immagine del Dio, la statua di Zeus in Grecia ad esempio. (Ultimamente ho avuto qualche delusione nei templi Jainisti, dove non mi hanno fatto accedere al Sancta Sanctorum poiché non sono Jain). Questa corrisponde allo stato divino di presenza dei Centri Superiori. Scopo del tempio è accedere o accostarsi ad essa.


Pensate alla familiarissima struttura della chiesa cristiana: forse non ci avete mai fatto caso, ma la forma a croce è anche la forma di un corpo umano, dove i bracci della croce sono appunto le braccia, l’abside la testa, e il punto di incrocio dove sempre si trova l’altare, il Cuore.


In ogni tempio si entra dai piedi, purificandosi, e si vuole giungere al Cuore.

Il tempio rappresenta il percorso dallo stato di immaginazione a quello di Presenza Divina. Il tempio è come il Cosmo, e l’uomo è come il tempio. Il percorso da compiere è il medesimo.

Comments


bottom of page