In quanto studente di quarta via, nel corso di vari decenni ho accumulato una quantità di informazioni che hanno cambiato la mia prospettiva sulla vita. I
l mondo che guardo adesso non è lo stesso mondo che avevo davanti quando ho cominciato questo percorso. Ora ho una serie di spiegazioni immediate per comprendere, o anche prevedere, i comportamenti umani: è inevitabile, dato che X ha quel determinato centro di gravità, quello specifico tipo di corpo, quella particolare caratteristica, che si creerà una collisione con Y, dato il suo centro di gravità, tipo di corpo e caratteristica.
Queste informazioni, tuttavia, per quanto utili, non costituiscono il centro del mio lavoro. Tutta questa conoscenza, infatti, può non essere applicata quando si tratta di fare uno sforzo che riguarda l’essere. Se ripenso alla storia dei miei progressi nel lavoro, non si tratta mai di informazioni acquisite, ma piuttosto di sforzi nell’abbandonare un’abitudine o un punto di vista. In particolare è nei momenti in cui ho sentito di essere completamente impotente, in situazioni senza via di uscita, che il mio essere ne ha guadagnato, al prezzo di sofferenza.
Ma nemmeno questi sforzi sono stati sufficienti a risvegliarmi.
Ancora, dopo tanti anni, ci sono dei residui di epoche passate, elementi che non vedo e che mi tengono in scacco.
Persino le informazioni che ho guadagnato in ambito di scuola, sono a questo punto della mia vita un fardello che è necessario abbandonare per poter spiccare il volo. Sono servite fino a qui, ma ora basta.
Interessante che proprio stamane è giunto il messaggio del mio maestro che dice: “Ouspensky abbandonò il sistema poiché scelse la presenza al di sopra del parlare della presenza.”
L’ultimo periodo della vita di Ouspensky è sempre stato per me misterioso, significativo e affascinante. Di ritorno dall’ultimo viaggio negli Stati Uniti, cambiò completamente atteggiamento, dichiarò di aver ‘abbandonato il sistema’, non volle più discutere, mentre per decenni prima di allora aveva impostato il suo lavoro con gli studenti su domande e risposte e sul rigore intellettuale nello ‘svolgere’ i convoluti e pesanti messaggi di Gurdjieff, che dal canto suo non amava spiegare ma, per usare le sue proprie parole, ‘amava seppellire profondamente le sue ossa’ per far sì che gli studenti si guadagnassero le risposte attraverso sforzi particolari.
Ouspensky passò l’ultimo periodo della sua vita sussurrando oscuri suggerimenti che parevano senza senso ai suoi studenti, lui che era stato così cristallino nei suoi libri e nelle conferenze. Il livello del Maggiordomo non era più sufficiente, lo aveva deluso e ora comunicava su un altro piano, che preoccupava i suoi sbalorditi studenti e faceva pensare ad alcuni che fosse impazzito.
Scegliere la presenza al di là del parlare della presenza è arduo. Ad esempio, come ci si deve comportare in questa pagina, che si rivolge alle persone più disparate, con diverse conoscenze e diversi background?
Fino ad ora il mio ragionamento è stato: anche se per me personalmente certe informazioni sono arrivate a diventare una forza contraria di cui liberarmi, per altre persone, nella fase attuale del loro percorso, queste sono probabilmente indispensabili. Ho anche notato che se tento, in questa pagina, di avvicinarmi al modo di esprimermi che avrei con altri studenti della mia scuola, si generano più equivoci che comprensioni.
Ma forse potrebbe esserci un approccio più diretto ai Centri Superiori di quello che ho vissuto io, uno che ‘salta’ tutta questa indagine sulla macchina umana? Potremmo forse qui tentare un approccio più esplicito? Nella mia scuola è in corso una sorta di dibattito riguardo a questo punto. Difficile per me immaginare che qualcuno attinga a stati superiori senza almeno alcuni pezzi di questa conoscenza - e ancora più difficile immaginare che, nei momenti in cui uno stato superiore viene a scemare, una persona senza queste nozioni sia in grado di ‘ritornare in sella.’
Continueremo a sperimentare.
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