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Sogni

Immagine del redattore: Il Ricordo di SéIl Ricordo di Sé

Questo è, ancora una volta, uno di quei periodi in cui molte persone si iscrivono, stimolandomi a creare qualche post che contenga l’A B C di ciò che facciamo.


Non è facile. L’ostacolo principale sono le rappresentazioni mentali, mie e di chi legge. Formano una specie di selva che occorre attraversare per giungere all’altra parte, impresa che non sempre riesce.


Cominciamo col dire che il nostro lavoro è estremamente semplice. Si tratta di essere presenti alla propria vita, in modo abbastanza simile - ma non identico - a quello che accade a un cane o a un neonato: quando mangi, mangia; quando guardi, guarda; quando ascolti, ascolta.


Tuttavia, una vita di abitudini sbagliate che abbiamo accumulato imitando altre persone, che a loro volta hanno imitato meccanicamente, ci spinge a fare il contrario. Dentro di noi si agita un flusso ininterrotto di pensieri, sentimenti e sensazioni (almeno uno ogni tre secondi, ma direi di più), che spesso sono solo superficialmente correlati col momento presente; ancora più spesso, ne sono completamente separati, come quando bevo il caffè e penso che sarebbe bello avere una casa elegante e lussuosa, di fronte al mare e con piscina.


Il caffè è terminato, non me ne sono nemmeno accorto. Nel frattempo, davanti alla finestra, nuvole bellissime e drammatiche, spettacolari, si agitavano, ma non le ho notate. Un corvo si è fermato al davanzale a guardarmi curioso, ma nemmeno quello ho visto. Un altro momento della mia vita è trascorso senza che io fossi lì. Ora sono in ufficio e ascolto una serie di istruzioni. La persona mi è antipatica. Ogni paio di secondi la ‘interrompo’ senza parlare, la mia mente è piena di obiezioni: su questo non sono d’accordo, quarda come si è vestita, che voce irritante, si esprime in maniera orrenda. Non mi rendo nemmeno conto di non aver ascoltato ciò che dice: I due o tre passaggi che sono arrivati mi appaiono come l’interezza del discorso. Se qualcuno mi chiede: “Hai seguito”, risponderò di sì, pensando di essere sincero. Sarà così per tutta la giornata, per tutta la vita. Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura.


Questa selva di pensieri, sentimenti e sensazioni mi ipnotizza. Esattamente come quando sono al cinema e mi ritrovo a piangere per i dolori inesistenti di una persona inesistente, mi dimentico dell’irrealtà di questi pensieri. Credo siano reali. Credo che io, intenzionalmente e in possesso di tutte le mie fcoltà, ho scelto di pensare a una casa lussuosa con piscina.

Occorre un certo tempo di sincera osservazione per accorgersi che non è così. Io non ho scelto proprio un bel niente. La visione della casa mi ha visitato, esattamente come in un sogno - si tratta in effetti, tecnicamente, di un sogno. L’ho subita. Non c’è niente di me in quel pensiero. Finché credo sia reale, sto ponendo il mio senso di identità in una parte sbagliata.


Il nostro senso di identità è come una pallina che rimbalza andandosi a ficcare di secondo in secondo nei posti più diversi: nell’ammirare una bella donna che passeggia, nel desiderare una certa pietanza stasera a cena, nel rimpiangere un errore passato, nell’avvertire una tensione muscolare, un mal di stomaco, nel pensare alle ingiustizie del mondo, nel rappresentarsi uno scenario futuro. Tutte queste visioni sono chiamate nella quarta via Io, al plurale, poiché credo davvero che esse mi rappresentino: credo davvero che Io voglio una casa con piscina; Io ho mal di stomaco; io voglio più soldi, meno sofferenza; Io sono una persona sincera che odia l’ipocrisia, e via dicendo.


Scrisse Rumi: “Chi sono io in mezzo a questo traffico di pensieri?” Nessuno di essi.

Questi io nascondono la mia vera identità, che rimane congelata e dormiente come una Bella Addormentata. Scopo del lavoro è risvegliarla.


Se siamo interessati al risveglio, ad esempio iscrivendoci a questo gruppo Facebook, attraverso letture, seguendo vie religiose e non religiose, praticando meditazione e via dicendo, significa che nella nostra vita abbiamo sperimentato qualche volta uno stato di veglia. Significa anche che lo abbiamo riconosciuto in qualche modo e, in qualche modo, abbiamo sviluppato una nostalgia, un desiderio di ritornarvi.


Ma ancora stiamo sognando. Se qualcuno siede accanto al letto in cui sogniamo, la sua voce e il suo tocco dovranno lottare contro i nostri sogni. Non solo in quel momento, mentre siamo immersi nel sogno, lo stimolo a risvegliarci ci apparirà sgradevole, poiché ci illuderemo che la presente situazione irreale sia piacevole e non sia possibile abbandonarla (e invece svanirà in un secondo) ma anche perché tutto quello che interpretiamo avviene attraverso questo sonno.


Quello che in questo momento stai leggendo, deve passare attraverso questa selva. Ciò che all’inizio ho descritto come rappresentazioni mentali. Sogni, la materia di cui il nostro sonno è fatto.


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